mercoledì 31 dicembre 2014

Giancarlo Giannini “Sono ancora un bambino (ma nessuno può sgridarmi)”

Se si vuole approfondire la propria conoscenza cinematografica, è fondamentale leggere libri di persone che hanno fatto la storia del cinema, magari attraversando più decenni (cosa non facile), come nel caso dell’attore poliedrico Giancarlo Giannini, abile dal passare dal drammatico come in Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto al comico come in Sessomatto (quest'ultimo film assai importante nel prosieguo della sua carriera).
E’ un libro diverso dagli altri che ho letto (Francesco Rosi- Roger Moore).
 Parla delle sue passioni; cucina, elettronica, fotografia e ovviamente il mestiere dell’attore. Diverso perché spiega in modo semplice aspetti tecnici del cinema. E lo spiega in effetti come se fosse un bambino, un bambino molto maturo! E’ diverso perché si può leggere anche se non si è visto qualche film ricordato dal Giannini; e vi assicuro che non è poco, la lettura si fa meno pesante. Non segue una cronologia nei vari capitoli, c’è una alternanza di ricordi che ci portano da un periodo anni 80/90 ad un altro precedente, apparentemente senza un filo conduttore. Ma il filo c’è: è la sua passione nel descrivere il suo modo di vivere!
Un libro ricco di aneddoti, sugli incontri con altri attori e attrici, le amicizie e le discussioni con i registi e talvolta l’assistere a tensioni poco piacevoli come quella tra Zurlini e Delon sul set de “La prima notte di quiete” (chissà perché ma avevo la sensazione di una piccola stonatura, nonostante il film sia ottimo).
Concludo con un dialogo tra Marcello Mastroianni e lui stesso, due modi di approcciare nella recitazione praticamente opposti:
Fottitene di capire, quando io ho fatto La notte di Antonioni, non ci ho capito niente, eppure è stato un grande successo. Lascia fare ai registi. Che alla fine si arrangiano sempre.” Ecco anch’io non c’ho capito nulla di quel film.. J


Ps nel libro non ha parlato mai una volta del film Terra bruciata del 1999. Evidentemente non gli è piaciuto!

venerdì 19 dicembre 2014

Interstellar

Regista : Christopher Nolan
Anno: 2014
Attori: Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Michael Caine, Matt Damon, John Lithgow, Wes Bentley, Casey Affleck

Prima d’iniziare voglio ricordare una frase di Clint Eastwood: “Le opinioni sono come le palle. Ognuno ha le sue”. Detto questo, come qualcuno di voi avrà notato, Interstellar ha spaccato in due il pubblico: chi entusiasta, chi no. Io ad esempio non lo sono. Dovrei fare qualche spoiler per argomentare, ma mi limiterò a non menzionare i nomi dei personaggi. 

Nolan è indubbiamente un bravo regista, ma sicuramente è legato a qualche vincolo per fare un film così poco coerente, un po’ ne carne ne pesce. La prima parte è introduttiva, a mio avviso buona, focalizzata sulla caratterizzazione dei personaggi e sulla preparazione alla missione spaziale che fa presagire ad una seconda parte più movimentata, con eventuali scene d’azione, cosa che avviene solo in parte. E allora perché girare delle scene d’azione che portano all’uscita di scena di qualche personaggio e che inevitabilmente portano a dei dialoghi veramente ridicoli (ovviamente dei litigi) con una frase che sublima il tutto come “L’amore va oltre la quinta dimensione”? Non si poteva scrivere una sceneggiatura senza gli evidenti difetti che ci sono? Ovviamente qualche altro personaggio deve impazzire durante il film, è logico no? Giusto per ravvivare la sceneggiatura. Tutti quei colpi di scena lungo la seconda parte del film, per me non lo sono (almeno per me sono alquanto prevedibili); è sceneggiatura banale che serve a dilatare il film, per poi aggiungere un'altra scena d'azione. Furbo, no? Un po' d'azione, e un po' di sparate filosofiche sull'amore.
In altri termini, la sensazione che ho è che Nolan voglia abbracciare una grossa fetta di pubblico per accontentare un po’ tutti: se questo funzionava in “Inception”, qui inizia a zoppicare. Ricollegandomi alla mitica frase di Eastwood ad inizio post, ovviamente per qualche altro spettatore  tutti quei difetti possono diventare dei bellissimi pregi. 
Musiche di Hans Zimmer: evidentemente un po' derivative (di stampo classico), ma la scelta credo sia stata quella giusta e il risultato a mio avviso è buono.
Insomma un bel mattone, dove i sentimenti diabetici che vanno oltre la quinta dimensione non ci lasciano in pace fino alla fine del film. In conclusione, un film a tratti anche bello visivamente ma circa tre ore per spiegarci che l’amore va oltre lo spazio e il tempo, me ne potevo stare a casa, senza contare i trenta minuti di pubblicità assolutamente inaccettabili……

In ogni caso, ha avuto successo al botteghino ed è quello che conta, giusto?

lunedì 3 novembre 2014

Cuori solitari

Regista: Franco Giraldi
Attori: Ugo Tognazzi, Senta Berger, Silvano Tranquilli
Anno:1970
Musica: Luis Bacalov


Una coppia borghese attraversa le giornate come se fossero la fotocopia del giorno prima: la noia caratterizza la loro vita, sempre più monotona. Per dare una bella sterzata, provano con gli scambi di coppia.
Purtroppo nonostante dei buoni momenti, francamente non si capiscono le intenzioni del regista se girare una commedia all’italiana, un dramma o addirittura farne una miscela. Dopo il buon inizio che promette bene, i difetti del film stanno nella mancanza di ritmo, che porta inesorabilmente a qualche sbadiglio lungo il film e qualche scena post-68 che diluisce la storia; in altri termini, c’è qualche lungaggine, qualche colpo a vuoto e qualche dialogo scritto di fretta, mentre altri sono riusciti (come nella prima parte). Insomma le idee c’erano, ma manca la chiave di volta. Soprattutto nel finale quando dovrebbe colpire nel segno e si rimane con un pugno di mosche in mano… Peccato, perché gli attori principali sono in forma, perfettamente calati nella parte. 
Silvano Tranquilli che sta per eseguire l'ultima sonata di Beethoven


Qualcosa da salvare però c’è, a parte l’inizio. Verso la fine c’è un momento cruciale girato bene con mestiere: Silvano Tranquilli dialoga con la Berger, ed esegue l’ultima opera di Beethoven, la Sonata 32 Opera 111. La scena ha un suo fascino che mi ha portato a conoscenza del fatto che nell’ultima sonata di Beethoven si sentono dei barlumi di jazz. Per cui, personalmente, è stato un momento interessante per approfondire la mia cultura musicale. E per finire, buone le musiche di Bacalov, sempre adatte al contesto comico o drammatico. 


Senta Berger
Ugo Tognazzi

sabato 4 ottobre 2014

Wolverine l'immortale

Regia: James Mangold
Attori: Hugh Jackman, Rila Fukushima, Tao Okamoto, Haruhico Yamanouchi
Anno: 2013

Dato che sono un appassionato di fantascienza, e i film sugli X-Men non mi dispiacciono, un minimo di curiosità verso questo spin-off ce l’avevo. Lo dico senza troppi giri di parole: il film l’ho trovato francamente brutto. Nel complesso ovviamente. E difatti qualcosa da salvare nella prima parte c’è come le scene d’azione rocambolesche sul treno “proiettile”. Ma poi i dubbi di una sceneggiatura del tipo “mettiamo a sputo un sacco di scene senza senso con un sacco di personaggi messi a caso” son venuti a galla. Ne è venuto un film in cui praticamente tutti sono contro tutti, così giusto per far divertire i nostri occhi ma onestamente il mio cervello ne è rimasto irritato. Peccato perché Hugh Jackman è bravo, ormai calato nella parte, anche le spalle femminili non sono male ma giunti alla fine si resta dell’idea se c’era bisogno di fare un film calci pugni e schiaffi senza una trama ben miscelata. In altri termini: questo è il film che meno mi è piaciuto sugli X-Men.
Curiosità: la parte del vecchio Yashida è stata interpretata da Haruhico Yamanouchi, presente in film come "7 chili in 7 giorni" o nell'episodio "Vendetta cinese" della mitica serie tv "L'ispettore Coliandro". 

E infine: ma di cosa è fatto quel monumento che vedete alle spalle dei personaggi che resiste alla bomba atomica e terremoto? Sarà il super-adamantio???

Hugh Jackman - monumento nipponico - Tao Okamoto



martedì 23 settembre 2014

Roger Moore: Il mio nome è Bond

Quand’ero ragazzino, vidi i film della serie di 007, sia con Connery che con Moore. Ho sempre notato uno stile diverso sia come interpretazione del personaggio ma anche a livello sceneggiativo. Moore più ironico di Connery, e nei film con Moore c’è più azione e più ritmo. Ognuno avrà un suo Bond preferito, ma come impianto sceneggiativo ho sempre avuto una preferenza per quelli con Moore. Difatti stiamo parlando di film anni 60, stile più sobrio, e film anni 70-80, stile più veloce, più “casinista”. Insomma due mondi diversi. 
Essendo cinefilo e cinecurioso, mi son comprato questo libro biografico di Moore.

Come nel caso del bel libro-intervista di Francesco Rosi, anche qui c’è il solito problema: i libri autobiografici sono interessanti ma per goderseli appieno bisogna avere un minimo di conoscenza del periodo storico cinematografico (e in questo caso anche televisivo) che concerne la vita di quell’artista. Nel caso di Moore si va sostanzialmente dagli anni 50 fino agli anni 80-90 e difatti la parte a me più ostica riguarda gli anni 50.
Indubbiamente il libro prende una piega più interessante dal capitolo “Il Santo” (serie molto celebre all’epoca ma che non ho mai visto), punto cruciale della sua carriera. Dopo tale serie fece il ritorno al cinema che tanto aveva atteso prima con “L’uomo che uccise se stesso”, una breve parentesi televisiva con “Attenti a quei due” e poi l’inizio dell’avventura con la saga di 007, intervallati da altri film come “Ci rivedremo all’inferno” con Lee Marvin e “Attacco: Piattaforma Jennifer”. Un periodo ricco di aneddoti, anche divertenti (come quello di David Niven che per motivi oscuri aveva un critico contrario per il suo Oscar), quello che riguarda il periodo anni 70, sicuramente il momento più saliente del libro. L’ultima parte è dedicata al suo impegno per l’Unicef, impegno iniziato per merito di Audrey Hepburn.

Per concludere se siete fan di 007 o semplicemente fan di Roger Moore, dato che sostanzialmente tutto il libro è caratterizzato dall’ironia dell’attore inglese, vi consiglio di averlo; altrimenti compratevi altri libri, l’importante è che vi sia il giusto interesse.

Ps molti non hanno probabilmente capito l'importanza dell'interpretazione di Moore nei panni dell'agente 007, ma per certi versi ha anticipato il poliziotto Frank Drebin interpretato da Leslie Nielsen

venerdì 4 aprile 2014

Frase tratta dal film “Assassinio sull’Eiger”

Dopo un periodo di pausa, passato a vedere film e qualche biciclettata nel Sulcis, torno a scrivere nel mio blog. Onestamente, il film dopo un interessante avvio, non mi è piaciuto del tutto e nella seconda parte la sceneggiatura zoppica. Proprio nelle fasi iniziali c’è un simpatico dialogo tra una studentessa e il prof Hemlock condita dalla frase finale pungente del grande Clint. Eccola:

Studentessa: “Prof Hemlock ci tengo a dirle che il suo corso mi è piaciuto tanto…..però ho un problema, se non mantengo la media dei voti perdo la borsa di studio……io voglio prendere un bel voto a tutti  i costi…insomma sono disposta a fare qualsiasi cosa, tutto quanto se necessario….”
Clint/Hemlock: “Questa è una proposta molto invitante. Lei ha da fare stasera?
Studentessa: “No!

Clint/Hemlock: “Bene. Allora vada a casa, apra i libri e si consumi il culo a studiare. Questo è il metodo migliore per mantenere alta la media. Ah senta! Non lo consumi tutto!

Clint Eastwood mentre ascolta la studentessa

In ogni caso, per chi è fan del grande Clint Eastwood, almeno una visione di questo film la consiglio.