venerdì 18 ottobre 2013

Dexter: ottava stagione

Dexter Dexter caro Dexter, un bel caro personaggio tanto killer quanto simpatico agli occhi di noi innocenti telespettatori. Noi che ci siamo innamorati del tuo essere schivo, introverso, poco loquace ma al tempo stesso pronto ad aiutare gli altri, e il tuo essere cinico e spietato con gli stronzi ci ha sempre affascinato. La tua (forse apparente) assenza di empatia ci mancherà. 

Dopo due stagioni in calando, siamo giunti all'ottava stagione, una stagione tanto attesa perché è l'ultima (ma sarà davvero l'ultima?). 
Come caratteristica di ogni stagione di Dexter, anche questa riparte con nuovi input, con nuovi personaggi, a partire dalla psichiatra Evelyn Vogel interpretata da una magistrale Charlotte Rampling e ovviamente un nuovo killer da scovare ben interpretato dall'attore in questione (che però non cito per non incappare in spoiler). 
Partiamo dalle cose positive: gli attori sono in palla. Ormai il marchingegno è collaudato, e le new entry si ambientano bene. Ma a parte questo, di positivo non c'è proprio nient'altro. Le puntate sono diluite, con lungaggini di troppo che non portano nulla di concreto alla storia generale (per esempio la figlia di Masuka è inserita senza dare apporto alla storia). Nella seconda parte ci sono colpi di scena con il ritorno del personaggio dalla bellezza disumana di Hannah Mckay ma che alla fine sono solo delle americanate che personalmente trovo senza senso. Insomma come nella seconda stagione, le forzature hanno avuto la meglio sul logico. Però almeno in quella stagione c'è un bel senso del ritmo, qua manco quello. Come tutti avranno notato le puntate sono sempre dodici: ma perché? Perché? Perché? C'è un motivo?
Erano proprio necessarie dodici puntate? Ne bastavano anche sette-otto dato come va a finire.....ovviamente non faccio spoiler. Se avete tempo da perdere, fate pure però sappiate che il barile è stato bucato da un pezzo.....

Charlotte Rampling frontale, Yvanne Strahovski, Micheal C. Hall di spalle, Sam Underwood

martedì 1 ottobre 2013

Controsesso: lo strano caso di Anna Maria Ferrero

Come sapranno i miei amatissimi milioni di lettori, guardo il cinema italiano sostanzialmente di un tempo che fu, in particolare quello dei decenni anni 60 e 70. Soprattutto nella prima parte dei 60 ci fu una buona ondata di film a episodi e recentemente mi son scontrato con il film “Controsesso”, di tre episodi, il primo diretto da Franco Rossi, il secondo da Marco Ferreri e il terzo da Renato Castellani.  Un film a episodi interessante, riuscito, simpatico e per certi versi avanti rispetto a quell’epoca. Pensando al primo episodio "Cocaina di domenica" e al terzo, c’era qualche elemento un po’ sexy, un po’ anni 70 e per questo fu sottovalutato.
Anna Maria Ferrero in "Controsesso"
Nel primo episodio c’è proprio Anna Maria Ferrero, in coppia con Nino Manfredi. Fu la sua ultima apparizione cinematografica, e forse, la sua migliore interpretazione. Aveva solo 30 anni e non essendo contenta fino a quel momento della sua carriera si ritirò inaspettatamente.
L’avevo vista in un altro film, “La notte brava”, diretto da Mauro Bolognini, ma in una parte secondaria, di conseguenza non la notai nettamente, anche perché è un film corale. L’ho rivisto, lei è veramente brava ma ripeto, non c’era solo lei, c’erano un sacco di attori, come Tomas Milian e Franco Interlenghi, o attrici come Rosanna Schiaffino. In “Controsesso” è protagonista esuberante, con una parte cucitela addosso! Durante la visione, mi chiedevo: “Brava quest’attrice! Però non ricordo dove l’ho vista!”.

Finita la visione, vado in Internet e scopro la “drammatica” verità: fu il suo ultimo film. Proprio nel momento di una probabile raggiunta maturità, decise di lasciare il mondo del cinema probabilmente per un senso di ripicca. Un vero peccato perché ho la vaga sensazione che abbiamo perso un’attrice talentuosa che poteva dare tanto alla storia del cinema. Forse chissà se ci fosse stato qualche critico che avesse parlato bene di tale film, forse le cose sarebbero andate diversamente. Per curiosità ho visto “Cronache di povere amanti” di Carlo Lizzani e qui aveva già un ruolo importante (aveva solo 20 anni) al fianco di Marcello Mastroianni. Insomma dalla visione di questi tre film, deduco che l’attrice aveva doti abbastanza duttili, qualità di non poco conto. Mi auguro che eventi di questo tipo non accadano più: è chiaro che staccare la spina ogni tanto fa bene, però non a lungo tempo, dato che gli anni non tornano mai indietro.